Virus e paura. Che fiducia abbiamo nelle difese del nostro organismo?
Il New England Journal of Medicine ha pubblicato la notizia di una nuova forma di immunodeficienza diffusasi in alcuni paesi estremo orientali (soprattutto Thailandia e Taiwan), si è immediatamente scatenato il tam-tam mediatico paventando l’arrivo di un virus super aggressivo, esattamente come accadde circa 30 anni fa con l’AIDS (HIV).
Diciamo anche che gli stessi ricercatori evidenziano che, per ora, l’epidemia è delimitata all’interno di aree geografiche da noi parecchio distanti.
Come nel caso dell’AIDS si è rilevato che le persone si ammalano di qualcosa che viene definito “infezione opportunistica” (come la tubercolosi, la polmonite o la candida), ma non è possibile riscontrare la presenza un virus responsabile di questo.
C’è la malattia ma non c’è il virus cui se ne vuole attribuire la responsabilità. Possibile? Forse allora ci si sta focalizzando la ricerca sull’obiettivo sbagliato, cercando il virus.
Ecco che i ricercatori hanno iniziato ad analizzare le caratteristiche delle comunicazioni interne dell’organismo, piuttosto che focalizzarsi sul virus o sul batterio virtualmente responsabile. Si è passati da un’indagine “sull’alieno”, cioè da una ricerca di qualcosa di esterno a noi, alla domanda: “quali sono le ragioni per cui l’organismo perde alcune capacità difensive che gli sono proprie?”
Studiando le persone che si sono ammalate, stato possibile individuare la vera causa della malattia in un anticorpo sviluppato da queste persone nei confronti dell’interferone gamma, presente in tutti noi, che è una sostanza di importanza fondamentale per la difesa dell’organismo dai virus e per la difesa dai tumori. Lo sviluppare un anticorpo verso questo interferone, poneva le persone ammalate nella condizione di non poter fronteggiare, con le proprie difese immunitarie, aggressioni di virus. In sostanza questo si traduceva quindi in un abbassamento generale delle difese immunitarie.
Tale situazione, è importantissimo rilevare, che può dipendere da una eccessiva sollecitazione del sistema immunitario, da problematiche di tipo allergologico, dalla presenza di tossine e senz’altro anche dall’utilizzo indiscriminato di farmaci. Se si volesse individuare un colpevole dunque, la responsabilità non andrebbe addossata al virus ma da uno scompenso del sistema immunitario, causato dagli agenti esterni sopra citati. Lo squilibrio del sistema immunitario riporta quindi a focalizzare dell’attenzione sull’individuo, dopo anni impiegati dalla ricerca scientifica a focalizzarsi sulla ricerca di nuovi ipotetici virus.
Cambia il paradigma di valutazione della malattia, che diventa legata all’equilibrio individuale e allo stile di vita piuttosto che alla ipotetica virulenza di un agente esterno.
Questa valutazione ci porta ad affermare che la produzione di interferone, che viene stimolata ammalandosi per esempio di una banale influenza, può essere inibita dalla presenza di alcune vaccinazioni, come per esempio quella antinfluenzale, o dall’eccessivo utilizzo dei vaccini che può portare a squilibri anche più gravi nella produzione degli anticorpi (vedi il caso recentemente venuto alla ribalta delle cronache circa i militari italiani sottoposti a vaccinazioni continue).
Queste sono informazioni di cui oggi noi disponiamo e quindi sono strumenti attraverso i quali possiamo porre in essere una difesa dalle aggressioni esterne partendo dal nostro equilibrio e dalla cura di noi stessi.
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